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LA STORIA DI SANNICANDRO

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Il corposo materiale archeologico rinvenuto dimostra che il territorio di Sannicandro fu colonizzato già in età magno greca e fu sede di un villaggio, denominato "Mezardo"...


 
 

Il corposo materiale archeologico rinvenuto dimostra che il territorio di Sannicandro fu colonizzato già in età magno greca e fu sede di un villaggio, denominato "Mezardo" .

Alla caduta dell'Impero Romano d'Occidente, seguì le vicende di quest'area dell'Italia, finendo dopo alterne lotte nella sfera d'influenza dei Longobardi, che nel 585, per difendersi dai Bizantini, che miravano alla riconquista dell'Italia meridionale, costruirono un circuito di mura intorno al villaggio ed un castello al suo interno. A partire da quel momento, il piccolo casale fu chiamato "Castrum Mezardi". L'imperatore bizantino Costante II lo distrusse, riducendolo a un ammasso di rovine, ma già nell'VIII un gruppo di monaci basiliani, fuggiti dall'oriente in seguito alla persecuzione iconoclasta, scelsero Castel Mezardo come luogo adatto per fissare la loro dimora e vi costruirono una Chiesa dedicata a San Nicandro, vescovo e martire di Myra. "Castrum Mezardi" fu per questo ribattezzato "Sannicandro".

A Sannicandro nel 1773 vivevano 1974 abitanti, la maggior parte dei quali aveva la propria abitazione nelle immediate vicinanze del castello baronale. Una fonte di guadagno per San-Nicandro derivava dall’allevamento di 10.000 animali ovini e suini.

Dai documenti risulta che a San-Nicandro agli inizi dell’Ottocento su 5000 ettari complessivi era coperto per circa il 12% da vigneti, per il 63% da seminativi, per il 13% da orti e per il 25% da boschi. Poco significativa era la presenza di uliveti.

V’era quindi sufficiente spazio per il pascolo. Gli animali erano portati ogni mattina nei boschi per il pascolo. Al tramonto venivano condotti nel paese ove vivevano a stretto contatto con la gente nelle stesse case. I liquami degli animali e delle persone confluivano in un fosso addossato alle mura del castello, ricavato dall’antico fossato munito di due bocche da cui poi nei mesi estivi venivano estratti e trasportati nei campi. Mentre all’esterno dell’abitato cominciavano i lavori della nuova chiesa matrice, all’interno le condizioni di vita erano pessime.

In mezzo all’abitato esisteva l’antico castello o palazzo comunale, circondato da una strada fiancheggiata da abitazioni private. In un lato di questo castello ed attaccato alle sue mura vi era l’antico fosso dove defluivano le acque delle diverse strade interne.

 

Fonte: Wikipedia

 

 

 

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